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Abbazia di Chiaravalle - © Vaghis - viaggi & turismo Italia - Tutti i diritti riservati
Poco fuori Milano l’abbazia di Chiaravalle è uno degli edifici più noti a livello spirituale, storico, culturale, tanto amata dai cittadini che nei secoli hanno contribuito attivamente alla costruzione del complesso fin dall’inizio, felici di avere con loro i monaci cistercensi

A sud di Milano, circondata dal verde c’è l’Abbazia di Chiaravalle, sede dei monaci Cistercensi. I milanesi sono molto legati a questo posto, luogo di importanza spirituale, storica e artistica, nonché economica. La sua storia comincia intorno all’anno 1000, quando San Bernardo di Clairvaux decise di portare anche in Italia l’ordine cistercense, fondando un’abbazia, che faceva fede alla regola di San Benedetto “ora et labora”.

Non è un caso, quindi, che l’abbazia sia stata costruita fuori dalla città di Milano, in una zona incolta e acquitrinosa, che i monaci bonificarono e dove si dedicarono alla costruzione di opere idrauliche, sviluppandone l’economia, rispettando sempre l’ambiente circostante. 

La storia della sua costruzione è una storia travagliata. I lavori iniziarono nel 1135 e solo nel 1221 fu consacrata la chiesa. Ma i lavori non finirono lì. Infatti nel duecento era stato completato solo l’edificio della chiesa. I lavori poi proseguirono durante i secoli, alimentati anche dalla volontà della gente del posto, che ha sempre collaborato con i monaci.

 

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Nel 1798, l’abbazia venne soppressa dalla Repubblica Cisalpina oltre alle demolizioni che il complesso subì e che  trasformarono ed eliminarono parti dell’abbazia, come quando tra il 1894 e il 1896 vennero distrutti il chiostro del Bramante, il noviziato, il dormitorio, la casa dell’abate, la sala capitolina e parte delle cappelle del cimitero, per far posto alla linea ferroviaria Milano-Pavia-Genova, attiva fino al 2008, e che passava a pochi metri dall’abside. Ma i milanesi si adoperarono per i lavori di restauro che cominciarono nel 1894 e solo il 1° marzo del 1952 una comunità di monaci fece finalmente ritorno all’abbazia.

La chiesa ha la struttura a croce latina a tre navate con transetto e abside rettilinea. Ci sono degli archi a tutto sesto poggiati su colonne senza capitelli. Il presbiterio ha forma quadrata e al suo interno c’è l’altare maggiore con al centro La madonna del latte e ai lati i santi Benedetto e Bernardo, immagine molto cara per l’epoca. Il coro si trova nella quinta campata della navata centrale e fu realizzato in legno di noce da Carlo Garavaglia, maestro del barocco. Nei pannelli ci sono episodi della vita di S. Bernardo. 

La cupola è decorata con una suggestiva volta celeste. Distogliendo lo sguardo si possono vedere i transetti. A destra ci sono tre cappelle, mentre su quello a sud c’è la sacrestia che nel 1412 era una piccola cappella ma nel tempo è stata ampliata.

 

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San Bernardo, nella descrizione degli edifici cistercensi, aveva abolito ogni forma di decorazione e sfarzo e questo canone fu seguito anche per l’abbazia di Chiaravalle, fino a quando, con il passare del tempo, si fece a meno delle regole e anche questa chiesa  divenne luogo prezioso per la storia dell’arte. Fino a noi sono arrivati i lavori che artisti fecero all’interno della chiesa per abbellirla e renderla partecipe dell’arte, come gli affreschi dei primi anni del seicento, ma anche quelli rinascimentali o della metà del trecento. Un insieme di opere realizzate col passare degli anni, un continuo cantiere che ha impreziosito l’edificio con scene riprese dalla Bibbia o con il racconto della vita cistercense. All’ingresso, sulla sinistra, c’è una cappella dedicata a s. Bernardo e detta delle donne, poiché a loro era proibito l’accesso all’interno dell’abbazia salvo nel giorno della festa del santo.

In questo modo all’interno si possono ammirare opere di Bartolomeo Roverio e dei fratelli Giovanni Battista e Giovanni Mauro della Rovere. Le navate laterali sono spoglie di opere pittoriche, ma è presente un busto in marmo di s. Bernardo del XVII secolo. 

Sulla destra della chiesa c’è il chiostro, la cui costruzione viene datata insieme alla chiesa. Ma della struttura originaria resta solo la parte addossata alla chiesa e due campate. Sulla porta c’è un affresco che rappresenta la Madonna col bambino e i padri fondatori dell’ordine. Accanto una lapide che ne ricorda la fondazione e la consacrazione. Le colonne binate, sono caratterizzate da capitelli con motivi antropomorfi e zoomorfi. Nelle abbazie cistercensi si trovano sempre delle colonneannodate”, a sottolineare un elemento distintivo dell’edificio. A sud del chiostro c’è il refettorio trecentesco, a est la Sala Capitolare, dove avvengono le decisioni dell’ordine. All’interno sono state dipinte vedute di Milano: si può vedere il Duomo in costruzione, il Castello Sforzesco con la torre del Filarete e un una parte del campanile di una chiesa. È possibile vedere anche l’antica pala dell’altare maggiore che rappresenta l’Incoronazione della Vergine con i Ss. Benedetto e Bernardo. Il pavimento ha preziosi intarsi di marmo che provengono dal Duomo di Milano a suggellare lo stretto rapporto non solo architettonico, ma anche religioso e sociale, tra i due edifici. 

La torre che affianca l’abbazia, fu costruita circa due secoli dopo il monastero, nel 1329 ed è attribuita a Francesco Pecorari di Cremona. È alta 56,2 m ed è in muratura piena a stile tardo gotico lombardo e in contrasto con lo stile austero che era sempre stato seguito per le costruzioni cistercensi.

 

Abbazia di Chiaravalle - © Vaghis - viaggi & turismo Italia - Tutti i diritti riservati

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Questa è composta da tre corpi sovrapposti, ognuno di tre piani, con le pareti interrotte da archetti pensili, bifore e loggette su colonnine. La punta è a cuspide conica. All’interno è conservata una delle campane più antiche, chiamata Bernarda e a sistema ambrosiano. La campana è ancora in funzione e utilizza il vecchio metodo a mano. I monaci la suonano utilizzando una corda che arriva sino a terra, per richiamare alla liturgia delle ore. I milanesi chiamano la torre “ciribiciaccola”, un termine di cui si trova traccia in una vecchia filastrocca popolare. Anche la torre fu modificata nel XVIII secolo, ma riacquistò l’aspetto originario grazie ai restauri che andarono avanti dal 1894 al 1914. 

Il campanile dell’orologio potrebbe passare inosservato se messo a confronto con la torre nolare, ma non potrebbe non essere citato, visto che lo stesso Leonardo da Vinci ne parla nel Codice Atlantico, citandolo come orologio astronomico, secondo le teorie geocentriche dell’epoca. Anche questo, però, fu depredato e quello che possiamo ammirare oggi, risale al 1826, mentre le cinque campane risalgono agli inizi del novecento. Le campane, anch’esse azionate ancora manualmente, sono dedicate ai santi Angeli di Dio, ai fedeli defunti, a san Pietro apostolo, alla Beata Vergine del Santo Rosario e al Sacro Cuore di Gesù. 

 

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Tra gli edifici del complesso c’è anche un Mulino che conserva ancora la sua struttura medievale, utilizzato in passato per la macinazione delle granaglie e oggi centro polifunzionale di educazione alla sostenibilità. Fu costruito nel XII secolo e in origine era dotato di ruote in legno di rovere attivate dal canale Vettabbia. All’interno si conservano le originali vasche che raccoglievano la macina. I locali interni sono di epoca diversa e oggi sono utilizzati per attività didattiche , laboratori, ludiche e scolastiche, dopo aver subito il restauro nel 2009. I monaci offrono ospitalità nella foresteria, dove è possibile vivere i ritmi della comunità. 

La tradizione vuole che furono proprio i monaci dell’abbazia, intorno all’anno 1000, a mettere a punto la ricetta del Grana Padano DOP, trovando una soluzione per non perdere il latte, alimento fondamentale nel Medioevo. 

“Sul campanile di Chiaravalle c’è una ciribiciaccola con cinquecentocinquantacinque ciribiciaccolini” cita la filastrocca in dialetto milanese, che parla dell’abbazia di Chiaravalle e della sua torre.

  INFORMAZIONI UTILI

Monastero di Santa Maria di Chiaravalle

Via Sant’Arialdo, 102 – 20139 Milano
Tel. +39 02 57403404
Sito web: www.monasterochiaravalle.it

Email: [email protected]