
“Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua dove son facce horrende, elefanti, leoni, orchi et draghi”.
Insolito biglietto da visita, questo, da presentare a chiunque, con un misto di timore e di curiosità, si appresti a superare la panca etrusca su cui torreggia l’iscrizione e a esplorare ogni anfratto dei circa tre ettari di boscaglia che compongono, in provincia di Viterbo, il leggendario Parco dei Mostri, o Bomarzo. Eppure, volendo entrare un po’ nella psicologia di chi nel ‘500 ne commissionò la costruzione, il principe Pier Francesco Orsini, e tendendo l’orecchio al suo desiderio di onorare la morte dell’amata moglie misto al sogno di suscitare nell’osservatore un ventaglio di emozioni tutte imparentate con lo stupore, un’avvertenza del genere assume d’improvviso dei toni assai adatti al contesto sul quale si appunta.

Ingresso del Parco
In questo Sacro Bosco frutto del genio di Pirro Ligorio (lo stesso architetto che progettò Villa d’Este, per intenderci), decine di mostri in basalto raffiguranti ogni genere di creatura e figura mitologica, da Ercole alla Sfinge, da Proserpina alla Tartaruga, dall’Elefante a Echidna, da Pegaso all’Orca, nell’immobilismo imposto dalla pietra di origine vulcanica in cui sono idealmente intrappolati, sembrano in realtà più vivi e pronti che mai a spiazzare l’osservatore attraverso la potenza della propria espressività, la stessa che viene spesso citata nei testi e nei documentari dedicati a questo luogo dove ogni pensiero vola.

Bomarzo
Ma non lasciatevi trarre in inganno dal magnetismo – certo degno di nota – di sculture in alcuni casi destinate alla mera contemplazione, come Cerbero, in altri più interattive, come la testa di Proteo e l’iconico Orco, dall’espressione arcigna e delle fauci così ampie da poter accogliere delle persone al proprio interno e sormontate dall’iscrizione che avete appena letto in corsivo: altrettanto importante per lasciarsi conquistare dal Sacro Bosco di Bomarzo alla ricerca di una risposta al quesito presentatoci sin dal proprio ingresso merlato, “Tu ch’entri qua pon mente parte a parte e dimmi poi se tante meraviglie sien fatte per inganno o pur per arte”, è dedicare uno spazio agli edifici che, come punti luce nella natura circostante, illuminano Bomarzo sfidando ogni logica. A parte il Tempio dedicato a Giulia Farnese, infatti, troviamo a sorprenderci e a demolire ogni nostra certezza percettiva l’opera numero 15 delle 38 sparse per il parco: la Casa Pendente, eretta su un masso inclinato che ne conferisce l’aspetto a dir poco instabile per cui è famosa e che pervade l’osservatore in particolare quando si trova a visitarla dall’interno, convertendo in sbilanciamento fisico il rimescolio di emozioni vissute fino ad allora tra un mostro, una costruzione e un’iscrizione.
INFORMAZIONI UTILI
Comune di Bomarzo
Via Borghese, 10 – 01020 Bomarzo (VT)
Tel. +39 0761 92402
Sito web: www.bomarzo.net
Email: [email protected]