
Il vigoroso Mosè è la scultura di spicco del mausoleo dedicato a Papa Giulio II, il progetto compiuto da Michelangelo in 30 anni.
La maestosa basilica di San Pietro in Vincoli ospita il Mosè di Michelangelo, una delle attrazioni maggiori dei turisti, che riproduce l’episodio biblico dell’ira di Mosè per aver colto gli israeliti intenti ad adorare un vitello d’oro.
La celebre scultura fa parte del più ampio progetto della tomba commissionata da Papa Giulio II. Definito dallo stesso poliedrico artista “la tragedia della sepoltura” la storia del mausoleo si vena di polemiche, ripensamenti e litigi. Michelangelo infatti impiegherà trent’anni a ultimare l’opera.
In origine il progetto prevedeva la costruzione di un mausoleo a tre piani, con quaranta statue a tutto tondo in marmo e rilievi in bronzo.
Il risultato finale comprende invece 7 statue e il Mosè, occupando la posizione al centro nel registro inferiore, è l’elemento primario del gruppo scultoreo.
Michelangelo giustificò la sua scelta affermando “questa statua è bastante a far onore alla sepoltura di papa Giulio”.

Mosè di Michelangelo
Da subito si percepisce la solennità e la maestosità dell’opera: Il Mosè si presenta in posizione seduta, con il volto rivolto a sinistra.
il braccio sinistro si abbandona sul grembo, quello destro regge le tavole della legge, che se osservate attentamente, risultano rovesciate e con la mano destra stringe alcune ciocche della barba. Il piede destro è posato per terra, mentre la gamba sinistra rimane sollevata, con la sola punta del piede che tocca la base.
A colpire lo spettatore è la carica espressiva del volto contratto di Mosè, dallo sguardo severo e terribile, secondo alcuni modellato da Michelangelo sul suo stesso sguardo, il cui carattere irascibile e severo era proverbiale.
La barba lunga e folta è realizzata con un tale maestria che il Vasari disse sembrare “più opera di pennello che di scalpello”.
I corni sulla testa della scultura rappresentano i raggi di luce che secondo la Bibbia partivano dalla fronte di Mosè. È l’erronea interpretazione dell’Esodo a trasformare i raggi (in ebraico Karan) in corna (in ebraico keren).

Mosè di Michelangelo
La scultura è così realistica che secondo la leggenda, lo stesso Michelangelo colpendo violentemente il ginocchio con il martello, avrebbe sperato che Mosè prendesse vita. Sembra poter toccare il vigore della statua, solo osservandola.
I restauri compiuti inoltre hanno permesso di valorizzare ancora di più la magnificenza dell’opera e del genio di Michelangelo. Non solo è stata scoperta la lunetta alle spalle del gruppo scultoreo, che permetteva l’illuminazione naturale della statua, ma la novità più sorprendente riguarda la diversa lavorazione del marmo. L’artista infatti ha lustrato con il piombo solo le parti della scultura che ricevevano la luce diretta, mentre le altre sono state lasciate a una finitura di sabbia e pomice, così da conferire alla scultura il carattere pittorico.
Michelangelo quindi si rivela anche magnifico conoscitore della luce.