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Museum Ladin Ursus Ladinicus - © Freddy Planinschek
La storia della montagna raccontata da questo antenato molto particolare nel museo di San Cassiano, nel cuore dell’Alta Badia

Chissà come si vive l’istante di una scoperta sensazionale. Lo ha potuto raccontare nel 1987 Willi Costamoling, rocciatore e albergatore di Corvara, in Alto Adige. Procedendo in solitaria sotto la cresta del Conturines, gruppo delle Dolomiti orientali di Badia, si imbatté in una caverna a 2.800 metri di quota. Incuriosito, decise di esplorarla. Quello che trovò nell’ampia sala a fine percorso della grotta fu un enorme ossario di animali: erano orsi. Non però plantigradi contemporanei. Quel mucchio di resti tra stalattiti e stalagmiti risaliva a qualche decina di migliaia di anni fa: orsi preistorici.  

 

Museum Ladin Ursus Ladinicus - © Freddy Planinschek

Museum Ladin Ursus Ladinicus – © Freddy Planinschek

 

Costamoling ne fece esaminare un campione al paleontologo viennese Gernot Rabeder, che confermò il sospetto legato a quel ritrovamento sbalorditivo: le ossa non appartenevano al già noto Ursus Spelaeus o Ingressus, l’enorme orso delle caverne vissuto nel Pleistocene. Ma a una specie diversa: un orso del tutto vegetariano.

Lo indicava la dentatura, in cui non mancavano temibili canini utili alla difesa, ma dotata anche di molari per masticare. Una caratteristica mai notata prima tra i suoi simili evolutisi come animali onnivori e, all’occorrenza, predatori.

 

Museum Ladin Ursus Ladinicus - © Freddy Planinschek

Museum Ladin Ursus Ladinicus – © Freddy Planinschek

 

Sebbene più piccolo dello Spelaeus, l’Ursus Ladinicus – così è stato battezzato il titolare delle ossa ritrovate in onore degli antichi Ladini che popolavano questo versante alpino – era anche lui un colosso: il maschio arrivava a pesare 1.200 chili e a misurare 2,5 metri in piedi, quanto bastava a mettere in fuga i leoni, in quell’era diffusi tra le montagne dell’Eurasia. Ma anziché essere disposto anche a cacciare, basava la sua dieta solo su erba, germogli e fiori.

Da oltre 30 anni questo gigante mite è uno dei simboli dell’Alta Badia. Lo si può ‘incontrare’ nello spazio espositivo che gli è stato dedicato a San Cassiano, il Museum Ladin-Ursus Ladinicus, appunto, sede distaccata del Museum Ladin Ciastel de Tor di San Martino in Badia.

 

Museum Ladin Ursus Ladinicus - © Freddy Planinschek

Museum Ladin Ursus Ladinicus – © Freddy Planinschek

 

L’orso ladinico dimostrerebbe che nel periodo interglaciale il clima sulle Alpi dovesse essere più mite dell’attuale, con temperature ottimali per una vegetazione boschiva ad alta quota (oggi invece a 1.900 metri gli alberi scompaiono). Un ambiente ideale per questo animale.

Ad oggi la sua ‘traccia’ è l’unica in tutte le Dolomiti. Ma rimane un enigma.  Lo conferma, sempre nel museo, il confronto tra l’Ursus Ladinicus con un orso bruno imbalsamato, anch’esso presente nel territorio alpino già ai tempi del ‘cugino’ Ladinicus 40.000 anni fa. Durante la fase principale dell’ultima glaciazione, 24mila anni fa, mentre il primo abbandonò le montagne per ritirarsi in zone più calde, l’Ursus Ladinicus, per cause ancora non chiare, non riuscì a farlo e si estinse. Una storia da notte dei tempi, piena di spunti di riflessione sulle trasformazioni della natura. Da vivere anche con un’escursione (solo in estate) alla grotta del Conturines. La camminata, super suggestiva, dura 4 ore e richiede un abbigliamento adeguato alla temperatura, mai superiore ai 5 gradi, di questa spelonca sotto la vetta.

  INFORMAZIONI UTILI

Museum Ladin Ursus Ladinicus

Strada Micurà de Rü, 2639030 San Cassiano (BZ)
Tel. + 39 0474 524062

Museum Ladin Ciastel de Tor

Strada Tor 65 – 39030 San Martin de Tor
St. Martin in Thurn/San Martino in Badia
Tel. +39 0474 524020