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Murano - Le opere in vetro
A Murano il vetro è il protagonista di una tradizione antichissima in cui i mastri vetrai hanno saputo distinguersi per creatività e raffinatezza

A Murano, comune di Venezia, l’arte del vetro è un’attività plurisecolare. Il centro abitato è infatti rinomato in tutto il mondo per la produzione unica e raffinata di lampadari, vasi, gioielli, sculture e tanto altro. Ne ripercorriamo la storia, tra tradizione e grande sperimentazione. La fama manifatturiera dell’isola ha inizio nel 1291, quando la Repubblica di Venezia vi fece spostare le fonderie per prevenire gli incendi sulla terra ferma. La Repubblica era così gelosa di custodire i segreti della lavorazione tanto pregiata da vietare agli artigiani di lasciare l’isola. Fu grazie ai contatti con il Medio Oriente che la tecnica della soffiatura del vetro arrivò a Venezia, di cui si attesta l’utilizzo in Palestina già dal primo secolo avanti Cristo. Solo con il tempo la Repubblica, complice il declino della produzione islamica, si affermò nel mercato, proprio grazie alla creatività e raffinatezza dei mastri vetrai. La svolta nella produzione veneziana avvenne nel ‘400 con l’invenzione del vetro cristallino da parte di Angelo Barovier: il vetro puro e trasparente, decorato con smalti policromi, cominciò infatti a destare richieste dal mondo nobiliare. Nel ‘500 si sperimentarono l’incisione a punta di diamante, di epoca romana, ma rielaborata e reintrodotta da Vincenzo D’Angelo del Gallo, che permise di ricreare decorazioni simili al merletto, e la pittura a freddo; di grande virtuosismo anche le esecuzioni a mano libera. Le nuove tecniche riguardavano anche i materiali: nacquero il vetro ghiaccio e la filigrana, inventata da Filippo Catani della Sirena, che ancora oggi viene ricordata tra le tecniche più famose. È questa l’epoca d’oro della produzione del vetro: i maestri del vetro di Murano infatti venivano richiesti nei Paesi Bassi, Germania, Inghilterra e Spagna. 

 

Murano - Lavorazione del vetro - © Vaghis - viaggi & turismo Italia - Tutti-i-diritti riservati

Murano – Lavorazione del vetro – © Vaghis – viaggi & turismo Italia – Tutti-i-diritti riservati

 

Del Seicento è l’invenzione dell’avventurina, pasta vitrea di colore rosso con presenza di cristallo di rame, descritta come una pietra con stelle dorate dentro, e dei vetri decorati a penne. Tuttavia a fine secolo, con l’arrivo del vetro boemo, che poteva essere lavorato con maggiore facilità, cominciò la crisi. Il ‘700 si aprì con una forte concorrenza del mercato, ma Giuseppe Briati riuscì ad adattarsi ai nuovi gusti del tempo, segnati dalla produzione boema, inventando i lampadari a più bracci di cristallo, decorati da foglie e fiori policromi, ma non solo. La sua produzione si ampliò a cornici, centri tavola e mobili intarsiati. Tuttavia furono gli specchi muranesi a godere di maggiore fama, con le cornici finemente decorate. Non mancarono le innovazioni del materiale: il gusto per la mimesi portò alla creazione dei cosiddetti vetri “mimetici”, proprio per la simulazione di altri materiali. Ne sono un esempio il vetro opalino, che imita l’opale, il lattimo la porcellana, e il calcedonio pietre preziose come il lapislazzulo. L’Ottocento continuò la linea di reazione alla crisi, acuita dalla caduta della Repubblica di Venezia: vennero riprodotti modelli classici e furono riscoperte tecniche come quella della filigrana, il calcedonio e il murrino.

 

Murano - Le opere in vetro

Murano – Le opere in vetro

 


Il vetro
murrino già noto ai tempi dei romani venne rivisitato dai maestri veneziani con l’uso della canna millefiori con cui si ottiene un tessuto vitreo molto colorato. Alla fine del secolo, con l’influenza dell’art Nouveau, la produzione si aprì alla modernità.
La collaborazione per tutto il Novecento con artisti e designer si rivelò infatti fondamentale. Ricordiamo le lastrine in vetro mosaico d’ispirazione klimtiana di Zecchin, oppure le ciotole Art Nouveau di Borella. Napoleone Martinuzzi fu l’inventore del
vetro “pulegoso”, opaco e spesso, caratterizzato da bollicine d’aria, dette proprio “puleghe”.
Dopo aver ripercorso la storia di quest’arte parliamo della materia prima: il vetro. Secondo la leggenda venne scoperto in Siria, quando i mercanti fenici, per preparare il fuoco, utilizzarono blocchi di salnitro, che fuso al calore e mischiato alla sabbia diede origine all’impasto vetroso. Secondo un’altra teoria il vetro si formò come scoria nei processi di fusione di alcuni metalli e i centri di maggiore produzione si trovavano in Mesopotamia, Egitto e Siria. La diffusione ebbe luogo nei Balcani e in Europa meridionale dal decimo secolo avanti Cristo per poi raggiungere tutto il Mediterraneo. I Romani utilizzarono il materiale per bottiglie e fiale. Non da sempre infatti il vetro fu oggetto artistico e estetico. Le materie prime principali per produrre il vetro sono tre: sabbia silicea, soda e calcare che, una volta portati a circa 1300 gradi centigradi in un forno, si fondono; è proprio quando il materiale è caldo, che può essere plasmato. Le lavorazioni si dividono in prima e seconda: della prima fanno parte i processi a caldo e che riguardano più strettamente la materia prima; della seconda invece le decorazioni, incisioni e molatura, cioè i processi che avvengono a freddo, e l’elaborazione a lume. Oggi è possibile ammirare dal vivo la creazione del murano, ma non solo. Si possono anche frequentare dei corsi per imparare l’arte del vetro, un’esperienza da non perdere. Per gli appassionati di storia invece di grande attrazione è il Museo del vetro, fondato nel 1861, che accoglie manufatti dall’epoca romana a quella contemporanea. La varietà cromatica e la perizia tecnica lasciano senza fiato tutti i turisti, che non possono lasciare l’isola senza aver acquistato uno degli oggetti in vetro. 

 

Murano - Le opere in vetro

Murano – Le opere in vetro