
Aglianico del vulture: la filologia smaschera falsi miti
Aglianico del Vulture, il vino orgoglio della Basilicata ha in realtà origini romane
L’Aglianico, simbolo della basilicata, è prodotto sulle pendici del monte Vulture da cui prende il nome. L’origine vulcanica del terreno del monte e il clima fresco ha permesso lo sviluppo del vino rosso dal sapore secco e armonioso che da tempo è un’eccellenza italiana richiesta in tutto il mondo. Per molto tempo la sua produzione è stata attestata all’altezza del VII- VI secolo a.C durante la dominazione dei Greci, che avrebbero chiamato il vino Ellenico. Secondo la maggior parte delle credenze poi con la presa di potere della Spagna del Regno di Napoli il vino avrebbe preso poi il nome con cui è conosciuto oggi, probabilmente risultato della pronuncia sbagliata da parte dei dominatori del nome dato dai greci.

Aglianico del Vulture
Tuttavia oggi non solo l’origine greca, ma anche la storia di come il vino sia stato chiamato Aglianico è stata messa in discussione poiché a un esame filologico la trasformazione morfologica delle due e in a risulta sbagliata. Inoltre sul Grande dizionario della lingua italiana il termine ellenico risulta essere stato coniato dal francese e la prima attestazione è datata al 1690. Quindi è impossibile che i greci potessero usare questo termine,e che quindi Plinio e i suoi contemporanei non potessero riconoscerlo come tale poiché non esisteva al tempo, dato che si utilizzava il termine “grecus”. L’origine, sostiene Riccardo Valli, potrebbe essere ricercata nello spagnolo “ llano” ovvero piano, poiché si tratta di un vino di pianura, oppure l’etimologia va cercata ancora una volta dal greco aglaos (chiaro) e aglaia (splendore), quindi vino chiaro e splendente.” L’ultima proposta è quella che fa risalire il nome dalla famiglia romana Alli che durante il II secolo d.C. avrebbe sperimentato per la prima volta la produzione del vino Allianico, ovvero degli Alli. La questione è ancora incerta, ma sicuro è il riconoscimento che il prodotto ha avuto: nel 1906 durante esposizione universale il prodotto venne giudicato corposo, fragrante e fine e nel 1910 viene citato tra i migliori vitigni d’europa nell’ Ampelografia di Pierre Viala e Victor Vermorel. Nel 1971 la produzione di questo gioiello lucano è stata premiata, ricevendo il marchio DOC e nel 2011 l’Aglianico del vulture superiore ha ricevuto il marchio DOCG, questo significa che un disciplinare ne regola la coltivazione che deve avvenire tra i 200 e i 700 metri e l’invecchiamento prima della messa in commercio che deve durare un anno. Oltre a servirlo ai commensali come bevanda per accompagnare i pasti, il vino può essere anche il protagonista di ricette gustose come lo spezzatino o un brasato.