
La storia del dolce tipico di Torino, ormai icona italiana
Cioccolato, nocciola e Torino: bastano questi tre indizi per evocare subito il gianduiotto, il dolce più rappresentativo del capoluogo piemontese. Se si vuole tracciare la lunga trafila che poi ha portato la ditta Caffarel a confezionare il primo cioccolatino incartato singolarmente, bisogna allora iniziare proprio dal protagonista: il cioccolato. Fu probabilmente Caterina Micaele nel XVI secolo a esportare alla corte sabauda le preparazioni, ma è con il provvedimento di Madama Reale che fu possibile produrre e venderlo. Così nel ‘700 Torino conobbe un vero e proprio boom di botteghe artigiane. Una volta innestata nella tradizione la lavorazione della materia prima, il commercio andava a gonfie vele, fino a quando sotto il periodo napoleonico a causa del blocco continentale il prezzo dell’importazione del cacao divenne insostenibile. Fu allora che il mastro Michele Prochet aggiunse all’impasto di cioccolato uno dei prodotti che maggiormente offriva il territorio, ovvero la nocciola delle Langhe. Nacque poi, da un connubio tanto goloso, la produzione della ditta Caffarel di gianduiotti, chiamati in questo modo perché durante il carnevale del 1866 un uomo travestito con la maschera tipica, Gianduja, offrì al popolo questi cioccolatini che poi da allora assunsero il nome iconico che oggi tutti conosciamo. Prima di questo avvenimento però i dolci si chiamavano givù, che in dialetto significa “mozzicone” proprio per la forma.

Gianduiotti
I gianduiotti si preparano seguendo due tecniche: l’estrusione che consiste nel colare l’impasto senza aiuto di stampi e il concaggio, metodo più industriale che invece presuppone l’utilizzo dello stampo. Fino a 60 anni fa il cioccolatino veniva tagliato a mano, ma i progressi della meccanizzazione hanno fatto sì che le macchine ricreino la tipica forma a spicchio rigirato dal cuore morbido e dall’intenso profumo di nocciole. Caffarel ha poi depositato il marchio e ad oggi è l’unica delle aziende che produce il famoso cioccolatino avvolto nell’incarto dorato. Inoltre quando nel 2006 Torino ospitò le olimpiadi, l’azienda dolciaria trasformò il cioccolatino nel simbolo della competizione sportiva più famosa al mondo e la pubblicità fatta a questa specialità scavalcò finalmente i confini nazionali. Un’altra grande azienda è riuscita a portare il prodotto su vasta scala. Durante la manifestazione Eurochocolate nel 2001 infatti Novi è riuscita a battere il record esponendo il gianduiotto più grande del mondo: ben due metri di altezza per i 4 di lunghezza, proprio per chi non si accontenta del piccolo boccone che tradizionalmente pesa tra gli 8 e i 12 grammi: sicuramente i 40 quintali esposti durante la manifestazione avranno fatto gola a tutti i golosi.