
Chiara Vigo, unica custode al mondo dell’antichissima arte della lavorazione del bisso, detto anche seta del mare
L’Isola di Sant’Antioco (CI), l’isola della seta del mare, è l’isola più a sud ovest della Sardegna nella zona del Sulcis Inglesiente. E’ collegata alla terra ferma da un ponte e un istmo artificiale e rappresenta la quarta isola italiana per dimensioni (dopo Sicilia, Sardegna e l’Elba)
Ha una costa molto varia: la parte più esterna verso il mare aperto è a strapiombo verticale con grotte e insenature. La costa orientale, verso la Sardegna è bassa e sabbiosa e nella zona dell’istmo, lungo circa 4 Km, diventa lagunare. Propria questa particolarità offre un primo spettacolo in quanto la zona, in alcuni periodi, ospita stormi di fenicotteri rosa nello stagno delle Saline. Questo ecosistema si presta infatti ad essere meta di molte specie migratorie e, come nel caso dei fenicotteri, offre uno spettacolo sorprendente di colori e contrasti.
L’isola è suddivisa in due grandi comuni: Sant’Antioco nella parte sud e Calasetta in quella nord. Non ci sono moltissimi abitanti e le spiagge sono relativamente poco affollate anche nei periodi di alta stagione. La mobilità da e verso l’isola è garantita dalla presenza del ponte che costeggia quello di epoca romana e da frequenti traghetti verso Carlo Forte e San Pietro (che insieme a Sant’Antico costituiscono l’arcipelago del Sulcis).
Oltre al paesaggio naturale difficilmente descrivibile per bellezza ed esclusività, diverse sono le attività tipiche da osservare e condividere: dalla pesca del tonno rosso tra maggio e giugno, al lavoro svolto dai maestri d’ascia che ancora costruiscono a mano le barche per la pesca. Ci sono poi i festeggiamenti per il santo Patrono (Sant’Antioco) che cade 15 giorni dopo Pasqua, con sfilate in costume tradizionale e la produzione di pane decorato con motivi floreali, oltre ai tanti luoghi di rilevanza storica e artistica date le antichissime origini dei primi insediamenti risalenti ad epoca fenicia.

Lavorazione del bisso: Chiara Vigo
Un posto d’onore, però, va concesso ad una donna straordinaria che vive in questa terra: Chiara Vigo, unica custode al mondo dell’antichissima arte della lavorazione del bisso marino. Il bisso, detto anche seta del mare, è un filamento naturale prodotto da un bivalve marino, la pinna nobilis, che secerne un filamento che può essere raccolto con molta cautela solo in alcuni momenti dell’anno e in minima quantità per non uccidere la nacchera. Solo la maestria di Chiara Vigo consente di lavorare il materiale grezzo per ottenere del bisso che può essere filato e successivamente tessuto. La straordinarietà di tutto questo è che la raccolta, la tessitura e la lavorazione seguono logiche e rituali assolutamente slegate dal concetto di spazio e tempo. Il bisso non si può comprare, semmai viene donato. La Maestra Vigo insegna gratuitamente a chiunque voglia imparare senza fretta e senza manuali ma rigorosamente tramandando oralmente il suo sapere così come lo ha ricevuto, sin dall’infanzia, dalla nonna materna.
Del bisso si trovano tracce antichissime dalle stesse citazioni della Sacra Bibbia, sembra che i vestiti del Re Salomone fossero tessuti in bisso, al Volto Santo di Manoppello (telo in bisso rappresentante il volto di Gesù) che risulta essere tessuto con questa fibra naturale; tutto ciò può dare un’idea dell’antichità di questa arte dal valore inestimabile, ma per rendersi conto di quanto straordinaria sia, occorre fare una visita al Museo del Bisso e alla Maestra Chiara Vigo la quale accoglie i visitatori con estrema cordialità e semplicità ma affascina e rapisce lasciando un ricordo indelebile di questa esperienza.

Lavorazione del bisso
Recentemente il Museo è stato a rischio chiusura avendo ricevuto nel corso del mese di luglio un’ordinanza esecutiva di sgombero per mancanza di regolarità degli impianti elettrici. Tra lo stupore e lo sconcerto si è avviata una raccolta di firme oltre alla solidarietà e al sostegno che da più parti sono arrivate alla Maestra e si è scongiurata la chiusura che avrebbe causato una perdita inestimabile. Ho avuto modo personalmente di parlare al telefono con la Maestra Chiara che, con la determinazione e la forza tipiche delle donne di Sardegna, ha dichiarato che avrebbe dato battaglia alle Istituzioni affinchè fosse chiaro che “non è il bisso ma il maestro” (per citare le sue parole) che deve essere tutelato.