
Il maccù di fave, la succulenta passata di fave della tradizione contadina siciliana.
Di Silvia Orani
Il maccù di fave è un lauto piatto della tradizione contadina siciliana, in quanto sin dall’antichità permetteva di saziarsi con una minima quantità di cibo. Le fave sono un prodotto giunto in Italia ben 5000 anni fa ed erano considerate “la carne dei poveri”. Le fave sono ricche di sali minerali, fibre, proteine e d’acqua. Di fatti, contengono l’84% d’acqua agevolando a liberare dalle impurità i reni. Una curiosità che riguarda il maccù di fave è che esso è stato inserito nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali Italiani (P.A.T). Si tratta di fave secche sgusciate, messe in ammollo per una notte intera e successivamente cucinate per molto tempo. Il risultato finale che si ottiene inseguito alla cottura è una purea; infatti, le fave si disfano creando una cremina succulenta. Esistono diverse varianti della ricetta. Ad esempio, alcuni aggiungono alla vellutata il finocchietto selvatico, esaltando il gusto della minestra, altri utilizzano i tenerumi, ovvero foglie di zucchina oppure un’altra variante vede l’aggiunta della pasta alla passata di fave. L’origine del nome della pietanza a base di legumi deriva dal termine latino maccare che in dialetto ragusano si trasforma in ammaccare, ossia ridurre in poltiglia.

Maccù di fave
Questo piatto è realizzato e conosciuto in tutto il territorio siculo, ma assume nomi differenti. Ad esempio, a Catania è conosciuto come maccù virdi, mentre a Palermo come maccù faviani. In realtà questo piatto veniva consumato dai nostri avi, gli antichi romani. Una testimonianza scritta di tale ricetta ci è giunta grazie all’opera “le rane”, redatta nel 450 a.C. dal commediografo greco Aristofane. Lo scrittore narra di un piatto sostanzioso a base di fave che costituivano una ricca fonte di energia per Eracle, eroe e semidio dell’antica Grecia. Il maccù diviene protagonista a Raffadali, in provincia di Agrigento in occasione della festa di San Giuseppe, celebrata il 19 marzo. Per l’occasione si preparano piatti dallo sgargiante color verde, in quanto si utilizzano fave fresche e non secche. Contrariamente, a Ramacca, in provincia di Catania sempre per la festa di San Giuseppe si usa adornare un enorme altare ove viene celebrato il Santo. Durante la festa viene servita la pasta con la crema di fave. In questo stesso comune si festeggia anche il 7 ottobre la festa del Macco.

Maccù di fave
LA RICETTA
Ingredienti
• 1 kg Fave fresche
• 1 Cipolla fresca
• 1 mazzetto di Finocchietto selvatico
• q.b. Sale
• q.b. Olio Extravergine D’Oliva
• q.b. Pepe (o peperoncino a piacere)
Preparazione
1 Sbollentate le fave in acqua bollente per 2 minuti.
2 Fatele raffreddare velocemente in acqua e ghiaccio per facilitare la rimozione delle pellicine.
3 Soffriggete la cipolla fresca, affettata sottilmente, in un tegame con due cucchiai di olio extravergine di oliva finchè non diventerà dorata.
4 Unite quindi nel tegame le fave sbucciate e fate cuocere per 10 minuti a fiamma dolce; se necessario aggiungete un mestolo d’acqua calda.
5 Riducete in purea le fave con un passaverdure o un mixer ad immersione, dunque regolate di sale e pepe o peperoncino.
6 Servite il macco accompagnato ad un trito di finocchietto selvatico, precedentemente sbollentato per qualche minuto in acqua calda, e un filo di olio extravergine di oliva a crudo.