
A Nocera Terinese il Venerdì Santo è il giorno della fede e del sangue. I “Vattienti”, uno dei riti pasquali più straordinari del Sud Italia.
Nocera Terinese, piccolo borgo in provincia di Catanzaro, ricco di storia, di tradizioni e di monumenti, diventa, all’approssimarsi della Pasqua, meta di gente desiderosa di assistere al secolare rito dei vattienti, letteralmente i flagellanti. Si tratta di un rito religioso cristiano ma in cui molti ravvedono sfaccettature pagane e altri ancora i segni della barbarie che contraddistinse l’epoca medievale. Certo è che le prime testimonianze storiche risalgono al 1618. Da allora il rito, che in molti altri paesi è scomparso, resiste, sfidando persino la Chiesa, la quale ne ha disposto più volte l’annullamento.

Nocera Terinese
Il rito si svolge ogni anno durante il sabato che precede la Pasqua ed avviene contemporaneamente alla processione della Madonna Addolorata, un corteo a capo di cui è posto il gruppo ligneo raffigurante la madre di Cristo. La tradizione vuole che la statua sia stata scolpita utilizzando il legno di un albero di pero selvatico e che lo scultore abbia perso immediatamente la vista per non potere più ripetere un simile capolavoro.
Ma chi sono i vattienti? Sono uomini che hanno teoricamente qualcosa da espiare per sé stessi o per altri o che intendono con il loro sacrificio ottenere un voto. Ai vattienti vengono fatti indossare dei pantaloncini rigorosamente scuri e corti per lasciare nude le gambe e le cosce, che saranno le parti flagellate, e viene loro posta sul capo una corona di spine. Intanto, viene fatto scaldare un infuso di rosmarino che successivamente viene energicamente massaggiato sulle gambe dei flagellati per facilitare il riassorbimento del sangue.
Raggiunti in fretta i locali adibiti alla preparazione, si dà luogo alla vestizione. Il vattiente si avvolge il capo con un drappo nero detto mannile, antico copricapo usato dalle donne maritate noceresi,in più indossa una maglietta ed un paio di pantaloni corti neri. Il vattiente si cinge il capo con una corona di spine fatta di sparacogna, asparago selvatico, che cresce spontaneo nei luoghi ombrosi delle campagne noceresi. Al vattiente si aggiunge un altro personaggio, che lo accompagnerà lungo tutto il suo pellegrinaggio: l’acciomu, ossia l’ecce homo che indossa un lungo drappo rosso, e stringe tra le braccia una croce, anch’essa avvolta con un panno rosso; è scalzo, come il vattiente, ed il suo capo è coronato con la “spina santa”, dai rami lunghi ed aculei.

Il rito dei Vattienti di Nocera Terinese
Gli strumenti con cui il vattiente dà luogo al rito sono il cardo e la rosa. Si tratta di dischi di sughero con i quali il vattiente si percuote. Uno ha inseriti sulla sua superficie tredici pezzi di vetro che simboleggiano i dodici apostoli e Cristo, l’altro è, invece, ben levigato e viene usato sia per preparare la pelle a ricevere i colpi, e per le eventuali ferite procurate dalle schegge di vetro, sia, secondo alcuni, per macchiare con il sangue le mura e le porte delle case attraversate dalla processione. I vattienti camminano per il paese battendosi prima davanti alla propria casa e poi davanti alle case di amici, parenti, ed infine davanti ai sagrati delle chiese e alle icone votive. Nel loro percorso di espiazione sono accompagnati da famigliari e conoscenti che bagnano loro le gambe con infusi di vino e aceto. In questo modo, prevengono sia possibili infezioni che la formazione di coaguli e croste che oltre a provocare dolore renderebbero meno scenico il rito.
Quando incontra la statua della Madonna Addolorata, il flagellato si inchina davanti ad essa, fa il segno della croce, si percuote e versa il suo sangue ai piedi della Vergine e termina dando un bacio alla sacra effige, in segno di devozione. Completato il giro, il flagellato, ritorna nei locali della preparazione, si deterge le ferite con un infuso di acqua e rosmarino e si unisce al corteo dei fedeli.
Il rito dei vattienti di Nocera Terinese, già inserito nel registro regionale delle buone pratiche delle “Passioni di Cristo in Europa”, si avvia ad essere candidato dalla Regione Calabria insieme al Ministero dei Beni Culturali, a diventare “patrimonio mondiale dell’umanità”.
INFORMAZIONI UTILI
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