
La spola delle tovaglie perugine tra passato, presente e futuro.
Quando si pensa all’Umbria e alle sue tradizioni, il cibo e il paesaggio sono le immagini che si collegano spontaneamente a questa regione. Vi è però un terzo elemento, ancor più caratteristico e peculiare, che non vi si associa automaticamente perché meno conosciuto, ma che racchiude in sé con la propria storia e con la propria funzione quanto c’è di più rappresentativo in Umbria: la tradizione tessile. Emblematico in questo campo e punto di riferimento per la ripresa del ricamo antico in varie zone dell’Umbria sono sicuramente le “tovaglie perugine”, di cui splendidi esempi sono conservati presso la Galleria Nazionale dell’Umbria.

Il ricamo umbro
Ascrivibili ai secoli XIV e XV le famose “tovaglie perugine” furono realizzate in tela di lino bianco in armatura semplice o a “occhio di pernice”, ricamate con filo di cotone indaco con motivi geometrici o con disegni più articolati. I ricami, che si collocano nella parte terminale della tovaglia, costituiscono un interessante campo di ricerca, poiché, nonostante molti studi interpretativi siano stati condotti sul loro significato e disegni simili si trovino già nelle tombe etrusche, resta tuttora un mistero il loro messaggio complessivo. Il grifo e la Fontana Maggiore sono gli emblemi di Perugia, e i cervi, vicino alla fontana, sembrano simboleggiare la Virtù che si abbevera alla fonte della Saggezza, mentre le lepri, desunte dalla tradizione orientale, l’Innocenza e la lepre inseguita dal lupo o dal cane, la Purezza insidiata dalla Lussuria. Di questi reperti, a causa della deperibilità del materiale, non molti ne restano, ma a questa esiguità viene in soccorso l’arte pittorica.

Il ricamo umbro – L’ultima cena del Maestro delle Palazze
Esempi di “tovaglie perugine” sono ritratte ne “L’ultima cena” del Maestro delle Palazze, o se ne trovano nella Basilica Inferiore di Assisi ne “La cena del cavaliere di Celano” o ne “Le nozze di Cana” dipinte da Giotto.
Le tovaglie, oggetti preziosi che arricchiscono la mensa della Chiesa o il banchetto in occasioni particolari, sanciscono dunque vari aspetti della tradizione: quella artistica, quella paesaggistica e quella gastronomica.
L’importanza rivestita da questi “pannili alla peroscina”, apprezzati e commercializzati in tutta Europa dal Medioevo al Rinascimento e impiegati nei corredi per tovaglie e coperte, è stata riconosciuta e riportata in auge agli inizi del ‘900 da due giovani e ricche americane Romeyne Robert Ranieri di Sorbello e Alice Hallgarten Franchetti.

Il ricamo umbro – Nozze-di-Cana-giotto
A Perugia, presso l’ex chiesa di san Francesco delle Donne, a riprendere questa arte con telai originali del Settecento e dell’Ottocento, ci ha pensato Giuditta Brozzetti che con il suo laboratorio di tessitura a mano conserva e tramanda questo patrimonio. Dal 2004, per il valore delle attività svolte e per la sede nel quale il laboratorio è ospitato, quest’ultimo è stato inserito nel Sistema Museale della Regione Umbria come “struttura d’interesse per la fruizione pubblica” acquisendo il titolo di Museo-Laboratorio aperto al pubblico.